Con la pubblicazione del nuovo Regolamento (UE) 2022/2400, del 23 novembre 2022, sono stati modificati gli allegati IV e V del Regolamento 2019/1021 relativo agli inquinanti organici persistenti (POPs).
In particolare, sono stati introdotti dei limiti più stringenti sui rifiuti contenenti tali sostanze e sono state inserite nuove sostanze all’elenco dei POPs nei rifiuti.
Vediamo, in questo articolo, maggiori dettagli sull’argomento e da quando sarà necessario adeguarsi alle nuove disposizioni.
POPs inquinanti nei rifiuti: cosa sono
I “Persistent Organic Pollutions” sono sostanze chimiche tossiche, che persistono nell’ambiente e si accumulano negli organismi viventi, con potenziali rischi per la salute delle persone (oltre che per l’ambiente stesso).
Questi inquinanti organici persistenti possono essere trasportati dall’aria, dall’acqua e dalle specie migratorie, quindi sono in grado di raggiungere anche luoghi in cui quei POPs non sono mai stati prodotti o utilizzati.
Il termine “persistenti” è dovuto proprio al fatto che sono molto resistenti alla decomposizione. Elemento che, unito a quello della tossicità, li rende particolarmente pericolosi, in quanto possono causare, ad esempio, tumori, disfunzioni ormonali o problematiche legate alla funzione riproduttiva.
I POPs sono disciplinati dalla convenzione di Stoccolma, entrata in vigore nel 2004, e dalla convenzione di Aarhus. Si trovano spesso in prodotti quali insetticidi, pesticidi e diserbanti, ma non solo. Le sostanze chimiche classificate come POPs possono essere:
- pesticidi (DDT);
- prodotti chimici industriali (es. bifenili policlorurati);
- sottoprodotti non intenzionali (ovvero che possono crearsi nei processi industriali e di combustione, come diossine e furani).
Tra i 12 POPs più diffusi e pericolosi (sia prodotti intenzionalmente che accidentali) vanno menzionati:
- Alrin;
- Clordano;
- Diclorodifeniltricloroetano(DDT);
- Dieldrin;
- Endrin;
- Eptacloro;
- Mirex;
- Toxafene;
- Biofenili policlorurati(PCB);
- Esaclorobenzene (HCB);
- Diossine;
- Furani (PCFD).
POPs nei rifiuti: nuovi limiti, sostanze ed entrata in vigore del regolamento 2022/2400
Come anticipato, il nuovo Regolamento 2022/2400 modifica gli allegati IV e V del Regolamento 1021/2019 sugli inquinanti organici persistenti.
Tra le novità più importanti, innanzitutto, vanno segnalate 4 nuove sostanze incluse nella tabella, ovvero:
- Pentaclorofenolo, suoi sali ed esteri;
- Dicofol;
- Acido perfluoroottanoico (PFOA), suoi sali e composti a esso correlati;
- Acido perfluoroesano sulfonico (PFHxS), suoi sali e composti a esso correlati.
Inoltre, sono stati abbassati i limiti di alcuni POPs già presenti, con ulteriore possibile abbassamento nei prossimi anni. In particolare:
- concentrazione di Tetrabromodifeniletere, Pentabromodifeniletere, Esabromodifeniletere, Eptabromodifeniletere: limite a 500 mg/kg fino al 29 dicembre 2027, dopo tale data passerà a 200 mg/kg;
- paraffine clorurate a catena corta, SCCP: limite a 1500 mg/kg, con possibilità di rivedere tale limite di concentrazione entro il 30 dicembre 2027;
- Dibenzo-p-diossine e dibenzofurani policlorurati (PCDD/PCDF) e policlorobifenili diossinasimili (dl-PCB): limite abbassato a 5 μg/kg, con possibilità di rivedere tale limite di concentrazione entro il 30 dicembre 2027;
- Esabromociclododecano: limite abbassato a 500 mg/kg, con possibilità di portarlo a 200 mg/kg entro il 30 dicembre 2027;
Per l’acido perfluoroottanoico (PFOA), appartenente alla famiglia dei PFAS, il valore massimo stabilito è invece di 1 mg/kg per PFOA e i suoi Sali (mentre è di 40 mg/kg per i composti correlati). Anche qui, la Commissione potrà valutare di rivedere tali valori, entro il 30 dicembre 2027.
In generale, le disposizioni del Regolamento 2022/2400 si applicano a partire dal 10 giugno 2023.
Non solo POPs: le PFAS nei prodotti alimentari
Le abbiamo citate poco fa con l’acido perfluoroottanoico (PFOA), che appartiene appunto alla famiglia delle PFAS. Le sostanze perfluoroalchiliche vengono usate in diversi contesti e settori, per rendere determinati prodotti impermeabili all’acqua e ai grassi.
Le Perfluorinated Alkylated Substances, tuttavia, possono trovarsi anche negli alimenti, entrando nella catena alimentare principalmente tramite l’acqua (che può contaminare appunto il suolo, la vegetazione, gli animali e gli alimenti, e perciò venire in contatto poi con l’uomo).
Come per le POPs, anche queste sostanze tendono ad accumularsi nell’ambiente e negli organismi viventi, e possono causare vari effetti avversi (ad esempio alterazione dei processi dell’organismo e conseguenti patologie neonatali, forme tumorali, anomalie del metabolismo, malattie alla tiroide, ecc).
Dal 1° gennaio 2023, dunque, è entrato in vigore anche il regolamento (UE) 2022/2388 – che modifica il regolamento (CE) n. 1881/2006 – per quanto riguarda i tenori massimi delle PFAS in alcuni prodotti alimentari (come uova, carne, pesce, crostacei, ecc).
Per approfondire, qui trovi l’articolo completo: Tenori massimi delle PFAS nei prodotti alimentari, il regolamento 2022/2388.
Vuoi essere certo di rispettare i limiti di legge previsti per le POPs nei rifiuti? Oppure lavori nel settore alimentare e devi implementare un Piano di Autocontrollo che includa le analisi per la ricerca delle PFAS?
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